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Parlare di vulcani e delle Eolie è un po’ la stessa cosa. L’intero arcipelago si è edificato su un arco vulcanico, originato dai movimenti delle placche e dalla risalita di magma, a partire da mezzo milione di anni fa; questo territorio geologicamente così “giovane” si estende a Nord e ad Ovest con altri apparati sottomarini, isole mai emerse, mentre quelli che ne hanno modellato la morfologia sono in gran parte spenti, anche se ancora oggi vivono attraverso manifestazioni secondarie come i campi fumarolici, le emissioni gassose sottomarine e le sorgenti termali. Tra queste, le più rinomate sono quelle di San Calogero, utilizzate per più di duemila anni: e infatti, a fianco dello stabilimento ottocentesco, sorge una tholos di età Micenea dove scorrono le acque e l’aria è satura di vapori benefici. I vulcani attivi costituiscono una meta obbligata per gli appassionati delle scienze della Terra: Stromboli, punto di riferimento per i naviganti che percorrevano la rotta tra la Sicilia e la Penisola, è ancora oggi considerato il “faro del Tirreno”, le cui intermittenze si riversano come cascate di lapilli lungo la Sciara del Fuoco; Vulcano, invece, dalla sua ultima, grande eruzione – quella del 1888 – è immerso in un placido sonno, il cui sommesso russare si può udire accostandosi alle fumarole che ne circondano il cratere; e Panarea, insospettabile, nasconde la sua natura di vulcano attivo tra i ricci e le posidonie che tappezzano i fondali attorno agli isolotti di Lisca Bianca, Bottaro, Dattilo, dove le emissioni del campo fumarolico sottomarino sono colonne di bollicine di spettacolare intensità.